Tariffe Dazi e la Trappola di Mar-a-Lago: gli USA sono una minaccia per i mercati?

3/22/20253 min leggere

La settimana appena conclusa ha offerto ai mercati americani un mix inquietante di volatilità, tensioni geopolitiche e segnali macro contrastanti.
Ma il vero elefante nella stanza è la narrativa crescente attorno a un presunto “accordo di Mar-a-Lago”, un termine che – pur privo di fondamento ufficiale – sta agitando l’opinione pubblica, i mercati e gli ambienti diplomatici internazionali.

Sotto la patina retorica dell’ex presidente Donald Trump, questa iniziativa si configura come una possibile strategia economica ultra-nazionalista, volta a indebolire il dollaro, rilanciare la produzione manifatturiera interna e ridefinire le regole del commercio globale. Un “America First” 2.0, potenzialmente devastante per le catene di fornitura globali, e che già dal 2 aprile potrebbe concretizzarsi attraverso nuove tariffe doganali globali.

Nella settimana appena trascorsa, i principali indici americani hanno chiuso di poco in positivo:

  • Dow Jones: +1,20% (41.985 punti)

  • S&P 500: + 0,51% (5.667 punti)

  • Nasdaq: + 0,25% (19.753 punti)

Le vendite si sono concentrate principalmente sui titoli tecnologici, colpiti da:

  • Un'inflazione core superiore alle attese (+0,3% m/m a febbraio)

  • Una Fed più “hawkish” del previsto: due soli tagli dei tassi previsti nel 2025

  • Nuove tensioni tra USA e Cina, con dazi minacciati su prodotti tech

  • Deludenti trimestrali di alcune big cap (Adobe -13,9%)

L’accordo di Mar-a-Lago: cosa c’è dietro?

Sebbene non ci sia alcun trattato firmato o incontro internazionale convocato, il cosiddetto “accordo di Mar-a-Lago” è diventato un simbolo mediatico di una svolta protezionista radicale. I punti chiave della proposta includono:

  • Indebolimento controllato del dollaro per favorire l’export

  • Rilocalizzazione della manifattura USA, tagliando i legami con la globalizzazione

  • Tariffe doganali su beni esteri (in particolare da Cina ed Europa)

  • Pressione sulla Fed per mantenere i tassi bassi

  • Fondo sovrano per intervenire sui mercati valutari

  • Tasse sulle transazioni finanziarie per scoraggiare l’uso del dollaro come valuta di riserva

Inoltre, gli USA potrebbero condizionare la propria protezione militare all’acquisto di armamenti e concessioni economiche da parte degli alleati occidentali. Uno scenario che fa tremare Bruxelles, Berlino e Parigi.

Le critiche non si sono fatte attendere. Gli economisti della Columbia University hanno definito la proposta una “manovra politica travestita da strategia economica”. Il rischio? Un’escalation di guerre commerciali, un’impennata dell’inflazione e un indebolimento della fiducia globale verso gli Stati Uniti.

Anche in termini storici, il confronto con il Plaza Accord del 1985 mostra i limiti dell’attuale contesto: il dollaro oggi non è così sopravvalutato, e i mercati valutari muovono volumi 5 volte superiori a quelli degli anni ‘80. Inoltre, la tolleranza dell’opinione pubblica per l’inflazione è oggi prossima allo zero.

2 Aprile: il “giorno della liberazione”?

Trump ha definito il 2 aprile come data simbolo per il lancio delle nuove tariffe globali. Se ciò accadesse, gli effetti sui mercati potrebbero essere profondi:

  • Shock sulle catene di approvvigionamento globali

  • Rischio di recessione sincronizzata nei paesi esportatori

  • Rivalutazione dei flussi verso il dollaro e delle riserve internazionali

Nel frattempo, l’Europa e il Canada stanno esplorando alternative strategiche per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti, incluso lo sviluppo di propri deterrenti difensivi.
Outlook per la prossima settimana

La prossima settimana quindi sarà particolarmente ricca di eventi macroeconomici chiave, cruciali per definire il sentiment di mercato in un contesto di alta incertezza geopolitica e monetaria.
Ecco quali saranno i dati che avranno un impatto maggiore sui mercati:


Martedì 25 Marzo

Indice di fiducia dei consumatori (Conference Board Consumer Confidence)
Atteso intorno a 108-110 punti. Un dato sopra le attese potrebbe sostenere i titoli ciclici, mentre un calo alimenterebbe timori di recessione.

Impatto: Dati cruciali per valutare la spesa dei consumatori e delle imprese, con potenziali effetti sui settori industriali e retail.

Mercoledì 26 Marzo

Scorte di petrolio greggio EIA
Oscillazioni significative possono influenzare i titoli energetici e il sentiment generale.

Impatto: Le scorte di petrolio muoveranno il settore energy.

Giovedì 27 Marzo

PIL finale Q4 2024 (GDP Final Estimate) - Revisione definitiva della crescita economica del quarto trimestre 2024, attesa stabile al 2,5%-2,8% annualizzato.
Eventuali sorprese potrebbero spostare le aspettative sulla politica monetaria.

Richieste iniziali di sussidi di disoccupazione (Initial Jobless Claims) -
Attese intorno a 210.000-220.000. Un aumento segnalerebbe fragilità nel mercato del lavoro.

Vendite di case in attesa (Pending Home Sales) - Dato di febbraio, previsto in lieve rialzo (+1,0%).

Impatto: Il PIL e i Jobless Claims saranno driver fondamentali per il sentiment di mercato, con implicazioni sui rendimenti dei Treasury e sul dollaro.

Venerdì 28 Marzo

Reddito e spesa personale (Personal Income and Spending) - Ore 08:30 EDT (12:30 UTC). Dato di febbraio, con la spesa attesa in crescita dello 0,3%-0,5%. Include il deflatore PCE, l’indicatore d’inflazione preferito dalla Fed (atteso al 2,5%-2,7% annuo core).

Sentiment dei consumatori dell’Università del Michigan (U. Michigan Consumer Sentiment, finale) - Ore 10:00 EDT (14:00 UTC). Revisione finale di marzo, attesa stabile a 76-78 punti.

Impatto: Il PCE potrebbe influenzare le aspettative sui tassi della Fed.

Il “fantasma” dell’accordo di Mar-a-Lago solleva interrogativi cruciali per l’economia globale. È un’utopia populista? Una reale minaccia? O un test politico che i mercati stanno già iniziando a scontare?

In ogni caso, chi fa trading o gestisce portafogli non può permettersi di ignorare questo scenario. Il 2 aprile potrebbe segnare una svolta storica nei rapporti commerciali internazionali e nella traiettoria del dollaro USA.